Roberto Bolle in "Caravaggio" | Bruno Moretti
Luci ed ombre, corpi svelati, sensuali: il mondo di Michelangelo Merisi in arte Caravaggio ispira i coreografi, per la sua opera e per la sua biografia irrequieta.
Sono loro gli artisti che, come il pittore, sanno lavorare sulla plastica della muscolatura umana, esaltata dall’uso scenografico della luce. Il pittore del Fanciullo col canestro e di quello morso da un ramarro, di Bacco e della Maddalena penitente, dei Musici, di Giuditta e Oloferne, del David con la testa di Golia, di Amor vincit omnia, che nacque a Milano nel 1571 (e non nel Marchesato di Caravaggio), attivatore della corrente naturalistica, precursore del barocco, maestro dell’uso drammatico del chiaroscuro, ha ispirato a Mauro Bigonzetti, il coreografo italiano neo-post-classico di maggior spicco internazionale, un balletto nel nome del Caravaggio più conturbante, creato nel 2008 per le qualità guizzanti della star ucraina Vladimir Malakhov, allora alla testa della Staatsoper Berlin.
Chi ha amato, con Roberto Bolle e Melissa Hamilton, il duo da questo Caravaggio nel gala Bolle and Friends del gennaio 2025 al Teatro Regio, ne amerà anche l’estensione a serata intera, che il nostro ballerino-icona produce per sé e per il gruppo scelto che darà vita a una danza scultorea, con le musiche di Claudio Monteverdi, riorchestrate da Bruno Moretti, e il light design di Carlo Cerri, in dialogo con i costumi-pelle di Lois Swandale e Kristopher Millar.
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