Porgy and Bess

Copertina del volume su Porgy and Bess
12.00€
Data di uscita

144 pagine
26 illustrazioni
27 tavole in b/n

Disponibile
ISBN
978 - 88 - 99577- 45 -2
Season
2018-2019
Autore/compositore
George Gershwin

Le dirò con due parole...
a cura di Donatella Meneghini

Porgy and Bess e lo spettacolo musicale americano
di Gianfranco Vinay

Carmen a Broadway?
di Pier Paolo Portinaro

Un ritratto
di Alberto Bosco

Porgy and Bess nell’era del politically incorrect
di Giorgio Rampone

Le prime rappresentazioni

Argomento - Argument - Synopsis - Handlung

Struttura dell’opera e organico strumentale
a cura di Enrico M. Ferrando

Libretto (inglese / italiano)

Le dirò con due parole...

a cura di Donatella Meneghini

Chi si trovasse a passeggiare nei pressi della First Street SE a Washington, non dovrebbe perdere l’occasione di visitare, al piano terra del bellissimo Thomas Jefferson Building – sede della prestigiosa Library of Congress –, la «George and Ira Gershwin Room», una sala espositiva permanente dedicata ai fratelli Gershwin, contenente il pianoforte e la scrivania di George, la macchina per scrivere di Ira, i loro ritratti, e materiale espositivo – partiture, testi, lettere – di volta in volta attinto dal ricchissimo archivio che in questa Biblioteca ha trovato giusta collocazione. Inaugurata il 17 marzo 1998, la sala rappresenta il tributo degli americani al compositore che attraverso la propria musica riuscì a cogliere e a esprimere – insieme all’affezionato fratello, fedele e raffinato paroliere delle sue musiche – l’anima e lo spirito dell’America dei primi trent’anni del Novecento...


Porgy and Bess e lo spettacolo musicale americano

di Gianfranco Vinay

Porgy and Bess si compone di una serie di quadri operistici che intendono raffigurare musicalmente la vita della comunità nera di Catfish Row nei suoi momenti di gioia e di dolore, di amore e di morte. Il libretto è tratto da Porgy, un racconto di DuBose Heyward ricco di colore locale. George Gershwin, che verso la metà degli anni Venti stava cercando un soggetto a lui congeniale, ne fu immediatamente attratto. Il compositore di canzoni e di commedie musicali di grande successo, venate di “blue” e di inflessioni jazzistiche, comprese d’istinto che l’ambiente nero in cui si svolge la vicenda gli permetteva di mettere a frutto le caratteristiche salienti del suo stile. Un colore locale che però, già nel racconto, non è un semplice sfondo esotico, ma serve a determinare un’aura mitica...


Carmen a Broadway?

di Pier Paolo Portinaro

1. Fra le tante ramificazioni che il melodramma ha sperimentato nel Novecento ve n’è una che ha conosciuto grandi successi (e il suo capolavoro) negli Stati Uniti, il paese dove l’opera lirica si reiventa nel musical e incontra il jazz, che uno storico britannico ha definito la «forma musicale più significativa emersa nel corso del XX secolo» 1. Sono queste le forme d’espressione in cui l’America uscita dalla guerra civile apprende ad autocelebrarsi anche come melting pot musicale, con l’incontro tra i ritmi sincopati delle danze africane e le eterogenee tradizioni musicali degli americani bianchi, in cui si mescolano le fanfare di ottoni delle bande militari, gli inni e i salmi delle chiese, i ritmi ispanici portati nel Nuovo Mondo dai colonialisti spagnoli, le canzoni popolari...


Un ritratto

di Alberto Bosco 

Caso più unico che raro, Gershwin riuscì a essere un compositore di successo sia nel mondo della musica di consumo, sia in quello della musica sinfonica e, almeno da morto, persino in quello dell’opera. All’interno del campo leggero, poi, Gershwin produsse canzoni di successo tanto per il teatro – rivista e commedie musicali – quanto per il mercato della canzone pop sciolta; scrisse inoltre tre importanti colonne sonore: quella per Delicious del 1931 (da cui ricaverà il materiale per la sua Seconda Rapsodia) e quelle del 1937, ultimo suo anno di vita, per i film con Fred Astaire Shall We Dance e A Damsel in Distress – il lungo intervallo di tempo che separa queste esperienze si spiega con la brutta esperienza avuta a Hollywood con il primo film, in cui solo una piccola parte delle musiche da lui composte fu alla fine utilizzata...


Porgy and Bess nell’era del politically incorrect

di Giorgio Rampone

«Opera negra per negri». Così titolò «La Stampa» la recensione del suo inviato a Venezia, Andrea Della Corte, per la prima italiana di Porgy and Bess, il 22 settembre 19541. E non si trattava di un’eccezione. Gershwin aveva preferito chiamarla altrimenti, «an American folk-opera». A leggerle oggi, quelle definizioni, destano imbarazzo. Ma il linguaggio era quello, per tutti, mentre la questione vera era invece un’altra, quella della sostanziale difficoltà di comprensione che, a lungo, sia pure per ragioni diverse, accomunò estimatori e detrattori del più ambizioso lavoro del compositore americano. Naturalmente soprattutto questi ultimi, in Italia più agguerriti che altrove.
E infatti Della Corte, in occasione del debutto torinese al Teatro Alfieri (9 aprile 1955), ebbe modo di osservare compiaciuto che la maggior parte dei critici italiani al seguito del tour di Porgy and Bess nelle principali città della penisola, aveva dato prova, rispetto ai colleghi stranieri, di «un onorevole saggio di resistenza alle suggestioni, di rigore nella distinzione dei valori»...


Le prime rappresentazioni


Argomento - Argument - Synopsis - Handlung


Struttura dell’opera e organico strumentale

a cura di Enrico M. Ferrando

Fin dalla sua presentazione, Porgy and Bess ha suscitato un problema di classificazione: se, cioè, debba essere considerata un musical, un’opera folk o un’opera tout court. Certamente Gershwin intendeva – pur utilizzando mezzi linguistici tipicamente “americani” – comporre un’opera che si inserisse nella grande tradizione europea. E in effetti con questo lavoro ha realizzato la sua più convincente commistione di elementi linguistici eterogenei.
Abbiamo definito l’articolazione dell’opera sulla base della logica drammaturgica e della coerenza tematica, ove gli stacchi formali non siano segnati da esplicite cesure (la partitura non esplicita suddivisioni se non quelle delle scene). Tuttavia Porgy and Bess è fondamentalmente articolata in una successione di numeri musicali autonomi, la cui natura di “pezzi chiusi” spesso non è neppure dissimulata (molti dei songs, estrapolati dal contesto, sono diventati standard blues e jazz, e come tali rielaborati e arrangiati innumerevoli volte)...


Libretto