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Falstaff
Teatro Regio, Mercoledì 15 Novembre 2017 - Domenica 26 Novembre 2017
Presentazione


«Le allegre comari di Windsor è una commedia francamente noiosa. Dobbiamo essere grati a Shakespeare per averla scritta, poiché ha fornito lo spunto per il Falstaff di Verdi, un eccelso capolavoro operistico». Così Wystan Hugh Auden nelle sue “Lezioni su Shakespeare”, a New York nel 1947, liquidava la commedia shakespeariana, e invece di analizzarla faceva ascoltare ai suoi studenti una registrazione dell’opera verdiana. L’ultima opera di Verdi nasce dall’inesausto amore del compositore per Shakespeare (il tanto accarezzato progetto di musicare Re Lear…) e dalla voglia di scrivere un’opera comica (nel 1840 Un giorno di regno era stato un clamoroso insuccesso, e poi c’era stato quel giudizio di Rossini che aveva dichiarato che Verdi non aveva talento teatrale comico).
Così nel 1890, un Verdi settantasettenne scriveva a Gino Monaldi: «Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica, e sono cinquant’anni che conosco Le allegre comari di Windsor; pure… i soliti ma, che sono dappertutto, si opponevano sempre a far pago questo mio desiderio. Ora Boito ha sciolto tutti i ma, e mi ha fatto una commedia lirica che non somiglia a nessun’altra. Io mi diverto a farne la musica; senza progetti di sorta, e non so nemmeno se finirò… Ripeto: mi diverto… Falstaff è un tristo che commette ogni sorta di cattive azioni… ma sotto una forma divertente. È un tipo! Son sì vari i tipi! L’opera è completamente comica!». Il 5 febbraio 1887 era andato in scena alla Scala Otello, su libretto di Arrigo Boito.
Tutti pensavano che sarebbe stata la sua ultima opera e invece, tra i 76 e i 79 anni, Verdi lavora, con calma, a Falstaff, soggetto che era già stato musicato nel 1798 da Salieri (Falstaff, ossia Le tre burle) e nel 1849 da Otto Nicolai (Die lustigen Weiber von Windsor). Il 9 febbraio 1893 l’opera va in scena alla Scala, in sala ci sono Carducci, Leoncavallo, Puccini, Mascagni, Serao: il compositore esce tre volte dopo il primo atto, sei dopo il secondo, sette dopo il terzo; un gruppo di spettatori, dopo la recita, lo festeggia davanti all’Hotel Milan. Verdi spiazza pubblico e critica: su un libretto sofisticatissimo e ricco di giochi di parole, l’ironia e lo sguardo sereno di un quasi ottuagenario gli permettono di evitare i pezzi chiusi, di giocare ad autocitarsi, di chiudere la sua carriera di operista con una fuga intonata sui versi “Tutto nel mondo è burla”.
Dati essenziali
Compositore: Giuseppe Verdi
Librettista: Arrigo Boito
Prima rappresentazione: 1893 Milano, Teatro alla Scala
Allestimenti precedenti:
1893, 1895, 1908, 1911, 1923, 1926, 1928, 1946, 1951, 1960, 1966, 1976, 1993, 2001, 2007